L’approvazione dell’Ue della direttiva sulle case green non soddisfa pienamente l’Italia, come afferma Pichetto.
Il Parlamento europeo approva la direttiva sulle case green con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Per Bruxelles, le operazioni di miglioramento delle prestazioni energetiche dovranno avvenire in tre circostanze: all’ingresso di un nuovo inquilino, al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio stesso.
Cosa prevede la direttiva green?
Secondo quanto emerso, le case dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033, mentre per gli edifici pubblici è prevista la classe E entro il 2027 e D entro il 2030. I nuovi edifici saranno a emissioni zero a partire dal 2028 e, quando possibile a livello tecnico ed economico, dovranno possedere impianti solari.
La riduzione di sprechi energetici significherebbe “ridurre le emissioni di gas serra, diminuire la domanda di importazioni di energia e ridurre i costi per le famiglie e le imprese”, come dichiara il Gruppo Renew Europe, a margine della decisione presa dall’Europarlamento.
L’Italia si dice insoddisfatta
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, però si dice insoddisfatto della decisione dell’Europarlamento sulle case green. Per il ministro manca “una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come bene rifugio delle famiglie italiane”.
Raggiungere gli obiettivi ecologici nell’arco di tempo previsto dal Parlamento europeo, per l’Italia sembra abbastanza improbabile. “Gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”, precisa infatti il ministro.